Seduta n.1: l’ultima.

Ho una cosa

Dottore, mi scusi, nel dirle mi affretto
è la fretta che ha fatto:
avevo un peletto negli occhi
e me li sono cavati. Come potrei conservarli?
Dottore, mi scusi, nel dirle mi affanno
sono i giochi bugiardi che fanno:
con questo freddo ho preso l’assenza
come farla passare?
Dottore, davvero, mi scusi l’affanno:
che fanno quelli che han sonno di giorno
e la notte soltanto fanno l’amore
per sporcare lenzuola altrimenti inconsunte,
non unte di vita: la notte non è più buia
di un giorno malato.
Dottore, mi scusi, non so se l’ha visto,
ma ho le gambe in mano. Le avevo segate
dopo cinque serate passate a segarmi
la mente, in piedi e in ostaggio,
come a maggio dei fiori che annaffi a settembre,
scordati nel tempo: li tengo nel grembo 
questi passi mai nati e poi svengo.
Un aborto in un porto di vergini intenti,
non so se li senti, dottore.
Dottore mi scusi le noie che do
mi han detto che vogliono me ma senza le ovaie
che rendono isteriche le braccia che abbraccio, che abbracciano me.
Ma io slaccio i seni pesanti davanti a tutti
e lascio vedere quei segni distrutti
di un utero che sanguina vuoto.

           Dottore, allora, cos’è questa cosa che ho,
           mi scuoto da tempo d’un tardo avvenire,
           che non so cosa dire
          a chi mi chiede:“cos’è?”


                                                ***
di Alessia Cusenza







Fotografie di Martina Rossi
FEELINGS
Published:

FEELINGS

FEELINGS Il viaggio nei sentimenti di un poeta

Published:

Creative Fields